Nei circa diciotto anni trascorsi dal suo esordio letterario nel
Chiang si presenta in tutto come uno scrittore di fantascienza dell'ultima generazione: la sua narrativa è complessa, articolata, profonda e da seguire con attenzione: a volte i suoi racconti appaiono come piccoli saggi in grado di rendere affascinanti argomenti assolutamente ostici; poderosi nello scardinare le vecchie convenzioni sulla scienza nella fantascienza come puro pretesto per avventure standard mascherate; ciò che lo rende diverso da altri autori di rilievo è che la sua narrativa risulta più complessa, articolata, profonda e da seguire con attenzione della loro; mantenendosi più affascinante nel guidare il lettore attraverso le complessità e i labirinti delle trame; scardinando quindi con naturalezza assoluta e completezza quelle vecchie convenzioni: in Chiang la scienza, e più generalmente le ramificazioni dello scibile e del conoscibile, sono davvero al centro della speculazione e della narrazione. Ed è una scienza - e una conoscenza - pienamente accettata, mai temuta, sempre indagata con curiosità, penetrazione intellettuale e competenza, e il più consapevole infrangere gli schemi intellettuali conformistici. Lo stile è l'architettura comunicativa che contiene e modella questo materiale ispirativo ricchissimo; e ne viene a sua volta influenzato e plasmato. La scrittura di Chiang è articolata e complessa quanto ciò che egli descrive e quanto il fitto ordito delle sue trame. Una scrittura barocca, ma di un barocchismo "scientifico", ritmato dal dipanarsi con implacabilità e precisione matematica degli sviluppi narrativi: nulla davvero è lasciato al caso nei suoi racconti, e ogni elemento si incasella con esattezza; e tutto ciò avviene fino a mostrare al lettore, nei finali, la completezza di un meccanismo che è mirabile gioco a incastro. Ma più che gioco: esecuzione di un programma. Le storie di Chiang posseggono il fascino dei racconti di un bardo moderno, per quanto ardui da penetrare possano apparire al lettore frettoloso. Ci si deve concedere l'agio e il tempo di gustarli.
Seppure il corpus delle sue opere sia così limitato quantitativamente, Chiang vi ha compresso una gran parte delle variazioni narrative che la fantascienza ha elaborato nella sua storia: alieni, superuomini, viaggio nel tempo, storia alternativa, riflessioni sulla religiosità come sulla scienza, rivisitazione e rielaborazione del patrimonio mitologico umano; con irrisoria facilità supera quello steampunk tanto in voga anni fa approfondendone il gioco e arricchendolo di considerazioni sulle modalità della conoscenza. All'interno di questa variegata molteplicità di ispirazioni, vi sono sicuramente dei temi maggiormente ricorrenti e in certo modo fondanti e propulsivi. La comunicazione in ogni suo aspetto è forse il più evidente e importante, e non a caso: alla base di ogni interazione tra esseri intelligenti vi è la necessità di comunicare; e le difficoltà inerenti a questa necessità, gli equivoci e le distorsioni che nascono dalle differenze che segnano il fenomeno rispetto a ciascun individuo, ciascuna cultura, ciascuna specie, non solo sono argomento appetibilissimo di indagine speculativa, ma anche fonte pressoché inesauribile di spunti narrativi tra i più interessanti. L'originale rielaborazione dei miti e delle storie umani è il secondo pilastro della narrativa di Chiang: dal suo primo racconto, "Torre di Babilonia", a quello che per ora è l'ultimo, "Il mercante e il Portale dell'Alchimista", passando per "Settantadue lettere" e "L'Inferno è l'assenza di Dio", Chiang non si limita a usare la sterminata eredità religiosa, mitografica e letteraria dell'umanità per raccontare delle storie su di essa - cosa che ugualmente fa con capacità affabulatoria invidiabile - ma si pone e raggiunge l'obiettivo di analizzare i meccanismi psicologici, culturali, sociali che sono alla base di essa eredità. L'alterità è il terzo aspetto caratterizzante di gran parte del lavoro di Chiang; è banale che la fantascienza descriva un'alterità rispetto alla nostra realtà, e tuttavia troppo spesso se non quasi sempre, questa alterità è tutta di superficie, e basta scrostare un minimo lo strato superiore per veder affiorare un universo narrativo che non si discosta dalla peggiore banalità della letteratura realistica più deteriore, appena mascherata. Le realtà narrative di Chiang sono invece autenticamente altre dalla nostra, eppure molto più aderenti alla sostanza intima della nostra umanità e della nostra identità psicologica e sociale. E universi dove le leggi scientifiche sono completamente stravolte, ma pur obbediscono ferreamente al metodo scientifico; cosmogonie arcaiche che pur si strutturano con maggior coerenza dei voli pindarici di certa moderna cosmologia; il tutto ordinato dall'incessante e accuratissima curiosità indagatrice e chiarificatrice dell'autore: perché la chiarezza è sempre l'obiettivo finale di Chang, che invariabilmente va a bersaglio.
Chiarezza; fascino; complessità; sfida intellettuale; originalità di pensiero: i racconti di Ted Chiang offrono tutto questo, parlando in prima istanza al nostro essere pensante, ma attraverso di esso arrivando alle nostre emozioni a un livello di intimità che non ricordo di aver sperimentato con altri scrittori di fantascienza (e assai raramente in ogni caso). Non è possibile definire convenzionalmente come "divertente" la sua narrativa, ma è perché Chiang ridefinisce, quanto meno in ambito fantascientifico, il contenuto semantico del vocabolo.
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