sabato 31 gennaio 2009

Lino Aldani (1926-2009)




Sei stato il padre della fantascienza italiana e ci lasci le tue bellissime storie come lascito per il futuro.

Grazie. E buona notte, Lino.

http://blog.librimondadori.it/blogs/urania/2009/01/31/lino-aldani-1926-2009/

lunedì 19 gennaio 2009

[fantascienza] Il classico: Diritto di voto (Franchise - 1955) - di Isaac Asimov (1920-1992)


Era il 4 novembre 2008, giorno dell'elezione del Presidente degli Stati Uniti. Se con la coda dell'occhio non avessi còlto la data sfogliando le pagine del racconto, capitatomi per caso tra le mani, non lo avrei riletto. Lo ricordavo con buona precisione, ma non ricordavo certo che la data fosse proprio quella di... domani.

Per i più profani la fantascienza è una sorta di palla di vetro, e gli scrittori che se ne occupano sono dei maghi da luna park con tanto di cappello da Mago Merlino dei cartoni animati, magari con la differenza che con le loro previsioni ci azzeccano. I lettori sanno bene, invece, che la science fiction di rado coglie il dettaglio delle innovazioni tecnologiche, e a volte neppure il quadro complessivo (internet non è il cyberspazio, non ancora per lo meno se mai lo sarà: nonostante il cyberpunk abbia informato di sé l'immaginario degli ultimi anni); a volte vi riesce se il dettaglio è già percepibile nel quadro complessivo attuale: così Cleve Cartmill ricevette a casa una visita di agenti governativi che gli chiesero conto del fatto che in un suo racconto (Deadline) pubblicato su Astounding avesse spiattellato quelli che avrebbero dovuto essere i particolari segreti della bomba atomica, e mostrò e commentò loro tutti gli articoli pubblicati su giornali e riviste dai quali aveva tratto le informazioni necessarie per descrivere la bomba. Ma al di là di questi vari aspetti, ciò che spesso davvero riesce alla fantascienza è cogliere gli elementi iniziali di una tendenza, scientifica e ancor più sociale. O se non cogliere gli elementi iniziali, focalizzare quegli elementi ancora scarsamente avvertiti o affatto inavvertiti; farsene sistema di allarme (o, con tristezza, inascoltata Cassandra). Da qui, la forza che agghiaccia di Diritto di voto.

Seppur con l'abituale eleganza verbale e sottigliezza, Asimov fa uso nell'occasione di uno stile che gli è per solito inusuale: la ferocia. All'ironia leggera, all'umorismo offerto con garbo al lettore, anche laddove fustiga i difettucci umani, qui sostituisce una satira abrasiva, perfino cattiva. Inavvertita, sotto quella patina di eleganza sorniona, ma ben presente. Scentra l'obiettivo nei dettagli; ma con un racconto di quasi cinquantaquattro anni or sono puntato sul nostro presente, questo è nel gioco; tuttavia non scentra il quadro: gli Stati Uniti che Asimov ci racconta sono il precipitato finale di una democrazia apparente. Il governo reale - dell'economia, della società, dell'azione politica - è riassunto in un sistema impersonale, onnicomprensivo, remoto e inconoscibile (fisicamente remoto e inconoscibile), definitivamente esternalizzato rispetto alla natura umana, perfino più degli gnomi di Wall Street: Multivac. All'elaboratore ultimativo, presente anche in altri racconti, è demandata l'organizzazione vera, la reale strutturazione delle attività umane tutte. Agli uomini - anche al Presidente, questo è sottinteso ma chiaro - il compito di eseguire i dettami della Macchina che, tutto prevedendo, decide sempre e comunque per il meglio. E si esprime attraverso i suoi ingegneri/interpreti in camice bianco, i nuovi profeti. Tuttavia la democrazia è salva: le elezioni si svolgono ancora. Che siano svuotate di senso, come lo sono state sostanzialmente da anni quelle succedutesi nella nostra realtà, ha poca importanza: il rito è perfino più simbolicamente potente, più suscitatore di entusiasmi e attese. Multivac, l'onnipotente sapere, possiede tutta la conoscenza necessaria per scegliere chi deve occupare ogni singola carica "elettiva" del paese per il bene della popolazione (un po' come la pubblicità che conosce i nostri bisogni e desideri meglio di noi stessi), ma è carente dell'imponderabile elemento umano. Qui si inserisce il simulacro ritualizzato, e per questo simbolicamente decisivo, del voto. Il 4 novembre 2008 tocca a Norman Muller, commesso in un grande negozio di una anonima cittadina dell'Indiana, rappresentare la nazione al voto. Questo Joe the Plumber ante litteram mima in sé l'essenza del gioco democratico portato a piena distillazione: il voto di ciascun elettore è potenzialmente decisivo, quindi un solo voto _è_ decisivo, e sufficiente, per il costitutivamente saggio Sistema incarnato da Multivac. O meglio: disincarnato. Norman Muller sceglie per la nazione, per tutti i suoi pari tra i quali è stato casualmente scelto. E ne sarà giustamente orgoglioso, come ogni elettore che concorre alla scelta del proprio governo. E' però proprio qui che Asimov diviene perfino crudele, emette un vaticinio che suona sinistro. Norman Muller, l'Elettore/elettorato, sussume l'impotenza del nostro elettore reale. Il voto - la Scelta - consiste in un interrogatorio al quale il Sistema sottopone l'Elettore attraverso i suoi Interpreti. Interrogatorio misterioso, privo di logica apparente, terrorizzante (un po' fantasioso sondaggio, insomma). Terminato l'interrogatorio Norman è congedato dall'ingegnere/profeta senza poter conoscere chi il Sistema abbia scelto sulla base delle risposte da lui fornite. Non è importante, ovviamente: il Sistema sceglie sempre con saggezza. E se non lo fa, come Asimov ci racconta essere accaduto nel 1988, deve essere perché l'imponderabile elemento umano avrà avuto un difetto. Ma non se ne può fare a meno: è la democrazia. Attorno al rituale e a Norman, con eleganza e understatement, Asimov fa muovere un teatrino di personaggi, ridotto ma rischiarato da una completezza sufficiente ed efficiente a rappresentare tutta una società: la moglie Sarah, il cittadino di buon - e un po' rapace - senso, pronto a cogliere le occasioni; la figlia Linda, quella tabula rasa su cui il Sistema può scrivere ciò che vuole (con la complicità della sua famiglia); il suocero Matthew, la memoria storica - impotente - che inevitabilmente verrà un giorno meno; l'agente Handley e l'anonimo ingegnere/interprete di Multivac, le due facce dello stesso potere materno e mellifluo quanto inesorabile e duro. E naturalmente Multivac, il Sistema che l'uomo comune non può conoscere, comprendere, attingere. Né tanto meno controllare, per quanto egli lo "scelga".

Pluriantologizzato, credo che l'ultima pubblicazione del racconto sia stata nel volume in cui ieri l'ho riletto, lo splendido Cinquant'anni di futuro, celebrativo del cinquantenario di Urania.