martedì 3 marzo 2009

[fantascienza] Il classico - I Custodi (The Custodians - 1975) di Richard Cowper (1926-2002)




Il male viene dall'azione o dall'inazione? E se invece fosse indifferentemente il risultato tanto dell'azione come dell'inazione? Tale dilemma è il legato finale di questa novelletta; seppure, forse, l'autore si spinge più in là, riconoscendo con semplicità che il male è connaturato all'uomo - all'homo socialis. E' una conclusione amara, in linea con l'evoluzione della fantascienza dopo l'ottimismo che la caratterizzò nei primi decenni della sua storia, e una conclusione forse narrativamente inevitabile per innalzare il livello drammatico del racconto; ma nonostante la forza con cui l'autore la sbatte in faccia al lettore nel finale, non è il tema portante del racconto stesso. Di certo, è accuratamente preparata.

Edito in origine sulla rivista Fantasy&Science Fiction, I Custodi è pubblicato in Italia nel 1977 sul terzo Robot Speciale, Il Pianeta dei Venti, che traduceva quasi integralmente la raccolta dei migliori racconti dell'anno 1975 curata da Don Wollheim, e non è più stato ristampato a parte che nella Raccolta Robot n.9. Il racconto fonde insieme le suggestioni di alcuni dei principali topoi della fantascienza e del fantastico in genere: la previsione del futuro; il sapere come pericolo e opportunità; le conoscenze iniziatiche che provengono dal passato antico; la teoria del complotto (anche quando a fin di bene). In più, l'incertezza, fino al pessimismo conclamato, sul futuro dell'umanità che è cifra tematica che appartiene a gran parte della migliore fantascienza dagli anni '50 fino agli anni '80. Grazie a uno stile raffinato ma senza leziosità, e a un linguaggio ricco ed elaborato che perviene a tratti a squarci di bel lirismo, i temi del racconto si amalgamano con coerenza e naturalezza, risultando in una lettura affascinante e che fa presa sulle emozioni e la coscienza del lettore.

L'orizzonte temporale della novelletta spazia per oltre sette secoli, dipanandosi in tre momenti: in pieno medioevo; dopo la prima guerra mondiale; e nel 1981 (che all'epoca in cui fu scritto il racconto era di là da venire). Al nucleo tematico del racconto vi è il ritrovamento da parte del mistico medievale Meister Sternwärts delle conoscenze che avevano permesso ad Apollonio di Tiana di prevedere il futuro con estrema precisione. Un argomento che appare molto mysterioso (nel senso di Martin Mystére, il personaggio della Sergio Bonelli Editore: http://www.sergiobonellieditore.it/auto/cpers_index?pers=martin), ma al di là della razionalizzazione pseudoscientifica che viene fornita verso la fine del racconto, è la ben materiale connotazione delle implicazioni filosofiche, etiche, sociali e conoscitive a caratterizzare in senso propriamente fantascientifico la storia, che poco o nulla ha dell'avventura e dell'archeologia misteriosa (o mysteriosa). La prosa elegante dell'autore dà così vita a un racconto sofferto, che si distende in descrizioni fin liriche per farsi poi aspro nel lavorìo mentale e nelle angustie finali del protagonista Spindrift. Ultimo dei "Custodi" succedutisi a Sternwärts nella tutela del segreto e nell'esplorazione e trascrizione delle vicende future dell'umanità, questi è un personaggio tormentato, di cui è ben mostrato il travaglio interiore che lo paralizza e lo conduce all'inazione, alla scelta di non proseguire egli lungo la strada iniziata da Sternwärts, di non progredire dalla visione del futuro in possibilità di plasmare il futuro. Quis custodiet ipsos custodes? è il monito che blocca Spindrift: a un male certo preferisce l'incertezza; ma perverrà infine alla consapevolezza che di incertezza non si trattava affatto? Accanto a Spindrift prendono vita in rapidi, efficacissimi abbozzi, altre figure, che forniscono al protagonista il contraltare alle proprie riflessioni, e mettono in mostra i pregi letterari dell'autore.

Diversamente che in patria, dove è stato un autore di buon successo, "Richard Cowper", pseudonimo utilizzato dal britannico John Middleton Murry jr. lungo l'arco della sua carriera fantascientifica, è poco noto in Italia. Nel nostro paese, oltre al suo romanzo più famoso, Il tramonto di Briareo, è giunto solo un altro smilzo romanzo e tre o quattro racconti. Un peccato, a giudicare da quello di suo chè è stato pubblicato. Sebbene non prolificissimo, tra l'inizio degli anni '60 e il 1986, quando smise di scrivere, ha prodotto un corpus discretamente nutrito di opere.

6 commenti:

Muasie ha detto...

E ora un racconto di Cordwainer Smith? ;-)

Vincenzo Oliva ha detto...

Ora ora, no :-). Sottoponibile a sconvolgimenti, la scaletta nell'immediato (dove immediato non ha un contenuto temporale esatto) prevede: una novella di China Miéville; un immortale racconto di John Wyndham; poi un racconto da decidere (forse Ian Watson o Colin Wilson). Poi, probabilmente, Smith ;-)

V.

Muasie ha detto...

"Sottoponibile a sconvolgimenti, la scaletta nell'immediato (dove immediato non ha un contenuto temporale esatto)..."

Insomma, s'ha da aspettare... :-PPPP

Vincenzo Oliva ha detto...

Eh, conosci l'anarchico vagabondare del mio modo di leggere :-)
V.

vikkor ha detto...

Ciao, leggere la tua recensione di Cowper (che non mi aspettavo di trovare) mi ha di colpo, quasi con violenza, reimmerso nell'atmosfera del tempo in cui il racconto apparve in Italia. Avevo dimenticato questa ottima storia, me l'hai richiamata alla memoria; ricordo che i lettori - me incluso - ne rimasero molto colpiti. Era un tempo in cui ancora non esisteva il cyber e racconti come questo apparivano quanto di meglio potesse darci l'"ultima" fantascienza. Roba come non si scrive (quasi) più: non è un rimpianto, è una constatazione "tecnica", nel senso che ora i buoni racconti non mancano, ma hanno altre atmosfere, altre prospettive. Cowper era un autore a suo modo "umanistico". Ciao, V.

Vincenzo Oliva ha detto...

Ciao Vikk, grazie del commento. Quando il racconto venne pubblicato non ero ancora un lettore di fantascienza, vi arrivai pochi anni dopo. Lessi il racconto per la prima volta verso la metà degli anni '80, poco prima dell'esplosione di Gibson e compagni: è un esempio molto bello di fantascienza "umanistica", come dici, e oggi non se ne legge più, per naturale evoluzione e mutamento: la fantascienza "umanistica" mi pare aver virato verso una maggiore attenzione alle influenze e agli effetti della scienza e della tecnologia sull'essere umano, superando una divisione del campo che non ha più ragion d'essere. Si scrivono cose diverse, altrettanto belle per nostra fortuna.

Ciao!
V.