venerdì 10 aprile 2009

[fantascienza] Il classico: Come ladro di notte (1972) - di Mauro Antonio Miglieruolo (1942- )



Le riflessioni che seguono le ho scritte una decina d'anni fa. E non si tratta che di un personale tentativo di capire cosa Mauro Miglieruolo abbia voluto dire nella sua opera.

Molte le impressioni, molti i sentimenti che lascia questo libro. Perche' molte, verrebbe quasi da dire troppe, le idee profusevi. Miglieruolo - da gran signore e scrittore d'immenso talento - fa spreco di queste idee. Dall'impianto concettuale di questo romanzo, uno scrittore americano medio avrebbe saputo ricavare una terna di trilogie e gliene sarebbe restato d'avanzo per un'antologia personale; egli invece ci offre uno smilzo romanzo, denso e compresso fino all'inverosimile.

Una nota preliminare sulla scrittura e lo stile del romanzo: un linguaggio evocativo, fascinatore che da' corpo mitico al narrato (questo e' vero soprattutto nelle parti iniziale e finale). Risonanze bibliche percorrono le pagine dell'opera conferendole sapore epico (che' la bibbia, al di la' del significato di fede che ciascuno possa o meno attribuirle, resta uno dei capolavori del racconto epico). A titolo di esempio un breve passo che sembra quasi tolto dal vecchio testamento: Ora, Seele, Cartulario di Media, genero di Lillo, il Gran Conferenziere della Lega Austrina, era venuto a conoscenza di tutto ciò che il Giudice aveva fatto con la moglie; allora decise di togliersela dalla vista per non averla ad uccidere e venire alle strette con gli Austrini; ma non si decideva. Sembra davvero di leggere un passo della Genesi. Come sembra di leggere l'elenco delle navi dell'Iliade ogni volta che Miglieruolo procede a schiacciare la fantasia del lettore registrando meticolosamente il numero esagerato e spaventoso delle astronavi coinvolte in una battaglia, facenti parte delle flotte... Utilizzando questo flessibile, affascinante, strumento che e' il suo linguaggio, l'autore ci racconta una storia che e' insieme analisi delle strutture del potere, dell'amore, dei moventi ed intenti dell'Uomo. Una prospettiva globale, un romanzo che' e' anche un trattato di sociologia, una disamina di cio' che l'Uomo e'.

Come Vittorio Curtoni e Gianni Montanari scrivono nell'introduzione al vecchio albo di Galassia che contiene il romanzo, il n.159, esso e' stato scritto in una fase di transizione, di trasformazione, dell'autore. E questo si vede. Si vede nel gran numero di idee e personaggi calati d'improvviso nel vivo tessuto dell'opera e altrettanto rapidamente abbandonati (o quasi): Elio principalmente, questa sorta di nuovo messia che Zanzotto nel suo rigoroso e religioso tendere verso la Parusia e l'eliminazione della corruzione rappresentata dall'umanita', distruggera', salvo poi acquisire coscienza del valore dei suoi insegnamenti, fino ad accettare di innovarne il sacrificio (e con esso, il sacrificio di Cristo) nel finale del romanzo. E poi altre figure, dal Giudice a Silvena, al ministro Infanta e al discepolo Pangolo che - insieme - rappresentano il balletto eterno del potere che, dietro lo schermo delle ideologie, si contende il dominio sulle persone, come i nostri antenati cavernicoli si contendevano i territori di caccia migliori. Il potere, dicevo, e' al centro di questo romanzo, e da esso si dipartono le ramificazioni dei temi secondari. Potere nel suo piu' bruto ed immediato - e per questo nascosto, come anche nella realta' quotidiana - aspetto: il potere economico. Miglieruolo accenna di sfuggita alle piu' autentiche motivazioni della Parusia nel cap. XXVIII, rivelando per un attimo il cuore del problema, il meccanismo di quelle gigantesche ed incontrollabili forze che vanno oltre il singolo uomo e finiranno per schiantare il nobile e generoso tentativo di Zanzotto di aver ragione della Storia in nome dell'Uomo.

Il potere che Miglieruolo ci mostra e' quello delle strutture che il potere stesso usa per ammantarsi di rispettabilita', per narcotizzare gli uomini, per legarli al proprio carro e al proprio destino: l'ideologia, la propaganda, la religione, la politica, gli eserciti, il sesso stesso inteso come forma di potere del singolo sul singolo. Maestri di propaganda appaiono i membri della Congrega degli Inumani, abili ad usare l'ideologia della Parusia secondo moduli religiosi, tesi ad uniformare i cittadini, predisponendoli a divenire quei sudditi tutti uguali che rappresentano il sogno di tutti i Poteri. La corruzione di tutti e ogni ideale, operata da qualsiasi struttura umana, ci svela come ogni ideale sia futile perche' destinato a perdere rapidamente di significato per trasformarsi in mero strumento del potere. Una lezione amara, ribadita dal finale, con il parallelo Zanzotto/Cristo e il ripetersi del sacrificio dello stesso Cristo a rappresentare il continuo rinnovarsi degli errori e corruzioni dell'uomo, per quante occasioni di redenzioni egli possa avere. Non dimentica, pero', Miglieruolo, altri aspetti dell'animale uomo.

Romanzo globale, Come ladro di notte, ci mostra anche la scoperta dell'amore e (di riflesso e a completamento) del sesso come elemento di crescita prer l'uomo: il rapporto irrisolto Zanzotto/Silvena appare fondamentale nel rafforzare al massimo (se non nel far nascere) i dubbi del Coordinatore.

7 commenti:

Muasie ha detto...

Che bella sorpresa!:-)

[...O quanto meno lo era la prima volta che provavo a scriverlo.... Se compaiono all'improvviso altri due post con analogo contenuto... beh, non è colpa mia. Davvero!!! ... Ehm... :-P]

Vincenzo Oliva ha detto...

Just one! :-)

Comunque è dei tempi del newsgroup di sf. Maro', è passato 'u tiempo...

Muasie ha detto...

>Just one! :-)

Temevo ne sarebbero spuntati fuori almeno altri due! :-PP

>Comunque è dei tempi del newsgroup di sf. >Maro', è >passato 'u tiempo...

La ricordavo. Arrivai a "Come ladro di notte" qualche tempo dopo averla letta. Mi ha fatto piacere ritrovarla qui. ;-)

vikkor ha detto...

E' la prima volta che leggo un commento articolato su questo romanzo, anche se lo lessi quando uscì (una vita fa) e poi l'ho riletto non molti anni or sono. La rilettura confermò la mia prima impressione. In effetti, il romanzo la prima volta mi disorientò non poco. Sono certo che non molti, a suo tempo, l'abbiano capito e apprezzato come merita: per la sua densità, originalità, i suoi temi, il suo personalissimo sperimentalismo linguistico. Tutta roba che il fan sf tradizionale ha sempre visto come fumo negli occhi. Alla seconda rilettura il giudizio è stato più meditato, e ritengo sempre questo romanzo una pietra miliare nella nostra sf. So che a breve dovrebbe essere ripubblicato nella collana Urania Collezione. Temo che tutt'ora resterà un romanzo per pochi estimatori. Pochi ma buoni:-)

Vincenzo Oliva ha detto...

Eh sì, sicuramente resterà per pochi ma buoni :-). La notizia della ristampa in Urania collezione è comunque bellissima, grazie! E in questo modo Lippi si fa anche perdonare l'Hubbard di questo mese ;-).

Di Miglieruolo, in precedenza, avevo letto soltanto "Circe", che indubbiamente mi aveva stranito. Ma all'epoca in cui lessi "Circe" ero appena stato iniziato alla fantascienza, e l'impatto non poteva non essere spiazzante. Riletto pochi anni fa l'ho apprezzato senza dubbi.

V.

Boskizzi ha detto...

Confermo i commenti precedenti. Un libro difficile, per l'impegno che ne richiede la lettura. Solo un altro libro fu altrettanto faticoso: Corporale di Paolo Volponi.E in egual misura, alla fine mi dispiacque vederlo finire.

Vincenzo Oliva ha detto...

Il libro di Volponi mi manca, dovrò recuperare, grazie ;-)

V.