Scritto tempo fa, doveva apparire sul Corriere della Fantascienza ma poi ebbero non ricordo quali problemi e perdettero tutti i dati. Io non rimandai l'articolo. Viene buono ora :-).
La defunta collana
AvantPop della Fanucci non ha presentato solo fantascienza; rappresentando il primo tentativo della casa editrice di allargare il proprio orizzonte oltre il campo in cui era nata. Non solo fantascienza, si diceva, ma sempre e comunque libri flippatissimi, dove flippato è un complimento: libri visionari.
Anatomia umana è l'una e l'altra cosa, comunque: flippato romanzo visionario e storia di fantascienza, pur senza un grammo di scienza o una minima spiegazione scientifica.
Carlos Chernov è argentino e psichiatra, queste le sole notizie che si ricavano dal libro; la rete soccorre facendo scoprire che è nato nel 1953 a Buenos Aires.
Anatomia umana è una storia di fantascienza molto classica, per certi versi, e sempre per certi versi la sua struttura e i suoi sviluppi sono altrettanto classici. Per altri versi è quanto meno bizzarra.
E' la storia di una catastrofe su scala planetaria (molto classico), la morte improvvisa e senza motivo - senza un motivo che il romanzo spieghi né prima né dopo - della quasi totalità degli uomini: intesi come sesso maschile e non come genere umano (appena un po' meno classico).
E' una storia con più di un piano di lettura, e tutti variamente inquietanti. Il primo e più ovvio è quello della pura finzione narrativa, dove incontriamo questo classico racconto catastrofico che si fa disturbante nell'insistita ossessione per il corpo: in ossequio al titolo il corpo umano è putrefatto, dissezionato, disperso, squartato, mutato, offeso, vilipeso e di converso conservato, glorificato, adorato; in tutto e ancor più nelle sue parti. Odissea stracciona, racconto picaresco di follie e di esperimenti biologici che non hanno nulla di scientifico e sono pura magia mitologica: una teoria di “
visioni pericolose”, come potrebbe dire Harlan Ellison, di un tipo molto materiale e concreto, ma non per questo meno in grado di suscitare un disagio sottile, tanto sottile da scavarsi una strada in grande profondità nella sensibilità del lettore. Feticismo delle carni.
Una seconda lettura la dà l'affresco sociale, o meglio a-sociale, che emerge. E' una società malata quella che collassa, ma non appaiono certo più sane le società che provano a nascere in seno a questa nuova umanità (e certo Chernov non è molto femminista) e sembrano più una crescita tumorale, una proliferazione che sopravvive per follia, inerzia o semplicemente perché non c'è alternativa. Ritratto della catastrofe in una porzione di Argentina,
Anatomia umana assume con naturalezza respiro universale, e riconoscere tutto il genere umano come fosse racchiuso nel suo fazzoletto di pianeta è inevitabile ancor prima che facile. E se certo non è femminista, Chernov, nel suo mostrare la follia alla quale si abbandonano le donne abbandonate, il venir meno della razionalità e l'affiorare dell'istintualità più grezza, ancor meno è tenero con i maschi sopravvissuti, che naufragano miseramente posti di fronte alla necessità di ripensare e ridefinire la propria identità all'atto del grande scompaginarsi dei generi e dei ruoli.
Un ulteriore livello, ancor più affascinante, visionario e pericoloso, si nasconde in questo romanzo. In parallelo con il disfacimento dei corpi e delle strutture umane, ma anche in intima congiunzione e comunque mai in contrapposizione con esso, possiamo leggervi il progressivo venir meno della mente umana di fronte a una catastrofe che la costringe a confrontarsi con la propria identità oltre ogni possibilità di riconoscersi; un distaccarsi dalla realtà, dall'esistenza e infine da sé fino al collasso: attraverso il cervello la mente è parte integrante e sovraordinata dell'anatomia umana. L'allegoria è da sempre pane quotidiano della fantascienza, fin da quell'atto di nascita che fu Frankenstein, e circa 150 anni più tardi James G. Ballard aprì alla speculazione fantascientifica le porte della psiche proprio attraverso lo strumento estremo della catastrofe. Chernov padroneggia la materia perfettamente, senza lasciare angoli nascosti e senza aver timore di mostrare cosa si nasconde in quelli più bui.
L'assimilazione di questa complessa architettura è possibile - e appassionante, anche se appassionante non è forse un termine che molti utilizzerebbero - grazie a uno stile di scrittura che è al tempo stesso più e meno che oggettivo. Meno perché l'accumulo dei dettagli spietati, desolanti e disperati finisce per provocare raccapriccio e pena ad onta del distacco sovrano della scrittura; più, perché quello stesso accumulo raggiunge comunque, infine, il suo effetto anestetizzante, permettendo di osservare tutto attraverso la lente di una lontananza emotiva sempre maggiore dalla materia narrata, e un sempre maggiore interesse scientifico.
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