giovedì 22 aprile 2010

[fantascienza] I contemporanei - Salvador (Id. - 1984) di Lucius Shepard (n.1947)


Realismo magico nordamericano è una locuzione che si incontra spesso in relazione alla narrativa di Shepard; Salvador, che risale agli inizi della sua carriera ne dà conto. A volte non è facile ascrivere alla fantascienza quel che egli scrive, e di sicuro lo specifico fantascientifico di questo racconto è molto labile, quasi del tutto tangenziale al tema centrale; forse è per questo che alla prima lettura che ne feci, vent'anni fa quando fu pubblicato sul Millemondiestate 1988, non mi convinse per nulla. Tuttavia, tornarvi oggi con altra maturità mi fa rendere conto della forza del nucleo speculativo del racconto (oltre la bellezza del puro racconto); e la speculazione sulle umane sorti e progressive, e non meno su quelle presenti, è caratteristica determinante della fantascienza che non sia solo escapismo.

La storia è presto detta. Lo scenario sul quale si apre la narrazione è quello di una guerra, non poco ambigua e lasciata nell'indeterminato, in una dimenticata landa dell'America Centrale. Una pattuglia di soldati statunitensi scanna e si fa scannare nel Salvador lungo la via per il fine della guerra: l'occupazione del Nicaragua sandinista. Tutta la prima parte del racconto ha un solido impianto realista che parte da qui; della guerra viene mostrato l'effetto sui suoi attori: la noncuranza che innesca verso la morte altrui, il terrore per la propria che trasforma il soldato in macchina per la sopravvivenza. La droga (istituzionale, non illegale) di cui i  soldati fanno largo uso come unico mezzo per reggere alla pressione appare non solo come ultimo mezzo di manipolazione della coscienza e della biologia dell'uomo funzionalizzato in miles, ma come un approdo terminale di una lunga tradizione: dal ruspante cicchetto di grappa che veniva distribuito ai soldati italiani della I Guerra Mondiale, risalendo al sacralizzato rituale con il quale i guerrieri nordici si trasformavano in Berserker, gli invasati dall'Orso, bevendo l'infuso di Amanita muscaria (rivediamo qualcosa di molto simile nel "Bianco" necessario alla sopravvivenza dei Jem'Hadar, i brutali soldati del Dominio in Star Trek: Deep Space 9). Il degrado di sé stesso come uomo è mostrato nelle parole e nei pensieri del protagonista Johnny Dantzler, e di riflesso nelle parole e azioni dei suoi commilitoni, nella graduale trasformazione in potenziali nemici di ciascuno per ciascuno degli altri.


Ma c'è una ragione se Lucius Shepard è stato uno degli scrittori di sf più importanti degli anni '80, con una sventagliata di novelle, racconti e un paio di romanzi con i quali ha imposto una narrativa a elevato contenuto di riferimenti culturali, letterarii, politici, e di riflessione su di essi; e se negli anni '90, e ancora oggi, ha mantenuto, per quantità e rilievo delle opere, la sua posizione di autore magari non di facile e immediata fruizione, ma dalla voce singolare, alta e lontana da facili mode. E la ragione è che Shepard è capace di arrivare al climax di un racconto come Salvador sgretolandone la struttura realistica con l'innesto dell'elemento magico; elemento che ci mostra connaturato all'ambiente culturale di quel Salvador indio, ancora memore della civiltà Maya, che illustra con sguardo disincantato e ricchezza di stile. La diversione in una dimensione sospesa dalla realtà arriva al lettore con naturalezza. Shepard è abile nel non sciogliere il dubbio se gli eventi che accadono a Johnny siano veramente effetto di una techne magica oppure frutto allucinatorio del suo abuso di droga e del senso di colpa, o combinazione di entrambi. Sta di fatto che la carneficina che il soldato Johnny fa dei suoi compagni di pattuglia, che sia per la droga, lo stress o per magia, precipita al suo punto terminale lo smembrarsi e annientarsi della sua coscienza; ma l'evento è centrale perché la ricomporrà secondo un nuovo ordine. Così come Shepard ricompone l'unitarietà del racconto, riportandolo a concrete basi di realismo nel finale. La vicenda ha fine negli Stati Uniti, dove il soldato Dantzler diventa il reduce Dantzler, il civile Dantzler. La guerra ha reso Johnny vuoto; la ricomposizione della psiche di Johnny avviene a scapito della sua umanità, egli è poco più di uno zombie ridotto alle funzioni apparenti dell'uomo: lavora, mangia, si muove. Sussiste. Pure, la plasticità della psiche conosce dei limiti, e vivere l'estremo fa scontare l'impossibilità di ritrovare la coesione in uno specchio andato in frantumi e rimesso insieme come i pezzi di un puzzle; quando un suo amico lo inviterà, allegramente, a una festa prima della sua partenza per la stessa guerra dalla quale Johnny è uscito stravolto nella sua umanità, l'ex soldato, automa dalla forma d'uomo, reagisce allo stimolo al quale è stato condizionato a rispondere: identifica il nemico, assume la droga, e... e Shepard si ferma qui.

Nella stagione inaugurata a metà degli anni '80 e durata un decennio e poco più, i Millemondi sono stati autentici scrigni di tesori gettativi alla rinfusa, in una sorta di anonimato. I Millemondi erano dei mallopponi di centinaia di pagine, collegati a Urania, e hanno variato periodicità nel tempo (semestrali, quadrimestrali, non ricordo se inizialmente negli anni '70 fossero partiti come annuali). Nel periodo interessato hanno offerto una ricca messe di racconti, novelle e occasionalmente romanzi; il volume dove è pubblicato Salvador presenta almeno altre tre gemme vere: Giù nella riserva di Chad Oliver, Il pianeta dello stupro del mai abbastanza compianto Thomas Disch e Il collezionista di George R.R. Martin (quando ancora non perdeva tempo a ingrassare il portafogli con le infinite saghe fantasy). Oltre a racconti interessanti di Simak, Silverberg, Aldani, Asimov. Michael Bishop, Leiber, Benford. E "I fiori di Edo", tra i più noti di Bruce Sterling.


3 commenti:

Muasie ha detto...

Avrei detto averlo letto ma controllando le raccolte nelle quali è inserito non può essere perchè non le posseggo. Mi è venuto allora il dubbio di star confondendo e cerca che ti cerca mi sono ritrovata per le mani Zona di fuoco smeraldo contenuto nel La fantascienza di Playboy, parte seconda.... ;-)

Vincenzo Oliva ha detto...

E' uno dei racconti scritti da Shepard più o meno nello stesso torno di tempo: Fire zone emerald.

Curiosa una cosa: al ritorno da Francoforte (domani si parte!) voglio trovare il tempo di buttar giù due righe su un racconto letto oggi: A study in emerald. Di Neil Gaiman.

V.

Muasie ha detto...

Attenderemo. ;-)