Scrat scrat scrat. Rumore di unghie frenetiche che tentano di abbarbicarsi alla liscia superficie di lucidi, impervi specchi. Una spessa coltre di nebbia a celare i provetti alpinisti.
E’ ormai storia vecchia: settimane fa qualcuno ha confrontato il fascicolo di Urania n.1561 contenente la traduzione di un romanzo premio Hugo di Vernor Vinge con l’edizione originale dell’opera e ha diffuso la notizia; un fatto molto semplice, come si vede. Ai tempi della Rete succede. A questo punto dei lettori si sono risentiti e lo hanno fatto presente: ai tempi della Rete accade anche questo. In tal modo, a seguito della cosa si è venuti a sapere in via ufficiale (i si dice, i tutti sanno che, vorrei ricordarlo, non contano una mazza) che non tutte le traduzioni di Urania sono integrali, che alcune sono pesantemente tagliate e la decurtazione può arrivare perfino al 15% della lunghezza complessiva dell’opera.
Un fatto anch’esso molto semplice, banale se vogliamo. Chiaramente, è increscioso che non fosse mai stato dichiarato che una politica editoriale data per chiusa anni addietro venisse nuovamente praticata. E’ increscioso essere stati pizzicati, chiaro. Ma ai tempi della Rete prima o poi le cose si risanno, è bene esserne consapevoli.
Il passato di Urania *
Come è naturale che fosse, sono seguite le scuse ai lettori da parte dei responsabili della testata e dell’editore e l’assicurazione che se motivi di politica editoriale avessero in futuro reso ancora necessaria la pratica i lettori ne sarebbero stati avvertiti in copertina, e magari, per ulteriore correttezza, un editoriale interno avrebbe spiegato i motivi e la natura dei tagli. Lineare e scontato, monsieur de La Palice benedice e plaude dall’alto dei cieli. Il modo più dignitoso di chiudere la vicenda, no? No. Ora svegliatevi dal sogno.
E’ stato a questo punto che i responsabili della testata hanno iniziato la loro ascensione alla parete vetrosa del K2 e un esercito di complemento di addetti variamente ai lavori si è schierato compatto a difesa emettendo nebbia e incasinando le acque perché il punto nodale della questione fosse confuso tra altri mille irrilevanti.
Per cui restiamo al punto. E il punto è che i tagli erano stati praticati alla chetichella senza dare alcuna informazione: i si dice, i tutti sanno che, vorrei ricordarlo di nuovo, non contano una mazza. Che qualcosa si risappia dandosi di gomito tra gli amici degli amici rende solo più sporca la tal cosa quando viene fuori. Che il nodo (la figura di merda prodotta da una pratica assai inelegante e taciuta) sia questo e ne sia ben consapevole chi deve esserlo, lo ha chiarito perfettamente la reazione inviperita dei vertici uraniani che sul blog della rivista si sono spinti ad affermare che la richiesta di segnalare eventuali edizioni non integrali vorrebbe imporre loro un velleitario, anti-professionale e, in ultima analisi, menzognero bollino di anti-qualità che solo la mente di un fanatico poteva concepire. Ohibò. Dunque comunicare un fatto, che cioè si sta presentando un’edizione che non riproduce integralmente l’opera originaria, sarebbe un atto menzognero. La guerra, insomma, è pace, ci viene fatto sapere. Informare gli acquirenti di cosa stanno comprando e del lavoro svolto sarebbe anti-professionale. La guerra è pace, si diceva. Va da sé che la banale richiesta di avere informazioni commerciali si configura come velleitaria ed è anche indice di fanatismo. La guerra… ma l’ho già detto.
Restiamo al punto, allora. I tagli in sé non rappresentano una questione essenziale (anche se non è irrilevante: ci torno più oltre). La politica editoriale e i motivi che la dettano, economici o altri, sono esclusivi cazzi dei vertici aziendali e dei responsabili della testata. Se vogliono prendere un libro e pubblicarne la traduzione di una parola su due è nel loro pieno diritto, e le questioni contrattuali in materia sono affari che riguardano loro e l’autore.
L’acquisto invece è cazzi del lettore. Cazzi miei.
Se acquisto un libro tradotto, ciò che mi aspetto è che esso rappresenti la traduzione fedele dell’opera originale. Ciò che di norma accade (o dovrebbe accadere). Dove fedele non vuol dire letterale, parola per parola: questo è talmente scontato che solo chi ciurli nel manico con intenzione potrebbe artatamente equiparare l’opera di traduzione a quella di taglio e/o condensazione (e anche all’editing pregresso o agli interventi in modifica dell’autore stesso da un’edizione a un’altra, specie in riferimento a opere vecchie di decenni). Se qualcuno mai vi dovesse venire a dire una cosa del genere sapete subito di avere a che fare con un furbone che vuole intorbidare le acque e prendervi per i fondelli. Fedele vuol dire che il traduttore ha ricevuto mandato di prendere globalmente in considerazione un’opera e la traduce di conseguenza – l’edizione specifica dell’opera che gli è stata consegnata per la traduzione (nel caso di un’opera esistano più edizioni, perché l’autore l’ha ampliata o rimaneggiata, segnalare quale viene tradotta non sembra una cosa così difficile da fare da parte dell’editore). Traduce perciò operando, in base alle proprie competenze specifiche, l’adattamento in un’altra lingua secondo le caratteristiche di questa lingua. Adattamento dell’opera: di TUTTA l’opera.

Il presente di Urania *
E’ in questi termini che una traduzione è da intendere come fedele, salvo errori materiali di traduzione. Ed è in questi termini, laddove non specificato altrimenti, che il lettore acquista la traduzione italiana di un’opera straniera. Traduzioni parziali ve ne possono essere per i più vari e degni motivi: edizioni scolastiche; per ragazzi; supereconomiche; Selezione del Reader’s Digest. Basta segnalarlo nel modo più inequivoco possibile: in copertina è l’ideale. E’ in effetti prassi comune farlo perché permette di riconoscere cosa si sta comprando (ma anche vendendo). E’ il banalissimo minimo della professionalità e della decenza. Ma la guerra… Appunto.
Tutto qui: dare al lettore le informazioni in base alle quali effettuare l’acquisto. Se il lettore vuole una traduzione fedele non comprerà una traduzione condensata se, per qualsiasi motivo, gli sta bene una traduzione condensata la acquisterà.
Perciò se qualcuno cerca di buttarvela in caciara perché tanto non esisterebbero “vere” traduzioni fedeli e quindi di che vi lamentate, ditegli che ciurla nel manico, perché così è. Se qualcuno vi dice che è meglio avere una traduzione condensata su Urania che nessuna traduzione, ditegli che ciurla nel manico, perché così è. Se un frutto maturo casca dal pero assieme all’idea che il 15% di tagli è un nonnulla (a casa mia è più di una pagina ogni sette, ma forse la matematica è un’opinione da velleitari, anche un po' fanatici), ditegli che ciurla nel manico, perché così è. Se tizio ve l’ammischia con il fatto che Urania costa poco e quindi cosa pretendete, ditegli che ciurla nel manico, perché così è. Se un tipo ameno vi fa notare che all’autore non frega nulla dei tagli per cui perché accidenti deve fregare a voi, ditegli che ciurla nel manico, perché così è. Se un’anima bella vuol darvi a bere che quell’autore così prolisso è tanto migliore una volta asciugato in sede di traduzione e quindi vi è stato fatto un favore a tagliarlo, ditegli che ciurla nel manico, perché così è e nel modo più plateale e paraculesco: di tutte le stronzate possibili è la più divertente. Non perché abbia necessariamente torto, magari è davvero così. Ma lascialo giudicare, o decidere di non giudicare, a me. Tu (tu editore) limitati a dirmi se hai tradotto tutto o meno in modo che io sappia cosa sto leggendo (ma soprattutto cosa compro). Se insomma qualcuno svicola dalla questione fondamentale, che è quella della mancata informazione al lettore del dato su cui basare l’acquisto, ditegli che ciurla nel manico. Perché così è. E lo sa. Quanto meno all’85%.

Il futuro di Urania? *
La politica editoriale è affare dell’editore e del curatore della testata come scrivevo, e perciò non entro nel merito: all’editore di Urania non frega giustamente un tubo della fantascienza e di come viene presentata e diffusa in Italia, questo è interesse dei lettori se mai. Le ricadute però giungono al lettore e suscitano interrogativi. La pratica di tagliare sezioni assai ampie di un romanzo ne condiziona chiaramente la lettura (o la decisione di non leggerlo). Poiché al di là del fatto che all’editore non importi un fico secco di quello che pubblica ritengo tuttavia che nessun lettore ragionevole pensi che i romanzi vengano tagliati per divertimento, ciò porta ad alcune considerazioni. Assumiamo per comodità (e magari anche carità di patria…) come autentica e sola motivazione dei tagli quella economica per cui Urania non può permettersi la pubblicazione di volumi che superino una certa mole, per altro non così striminzita. L’interrogativo a questo punto è spontaneo: Urania (la testata madre) pubblica in tutto una decina di volumi stranieri all’anno, a fronte di una marea di materiale che viene pubblicato ogni anno negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Canada, Australia. Per tacere del resto del mondo e dei volumi che si accumulano di anno in anno. E’ proprio impossibile trovare una decina di buoni volumi più o meno della lunghezza ideale per essere pubblicati senza tagli? E’ chiaro che rinunciare all’ultimo premio Hugo perché è troppo lungo può bruciare a chi cura la testata, però magari un paio dei finalisti del Nebula avevano proprio la lunghezza giusta.
Ma ho divagato anche io. Concludiamo al punto. E’ nel diritto di un editore pubblicare come cazzo gli pare i romanzi dei quali acquista i diritti; anche tagliandoli a metà se vuole. Però per correttezza avverta quando li taglia (non ditemi nulla, sto già ridendo da solo all’idea di avere invocato la correttezza di un’azienda verso i clienti). Del resto, a quanto pare, a parte quattro catoni non interessa praticamente a nessuno se i romanzi vengono tagliati o meno, giusto? Quindi non può davvero essere che quell’avvertimento non viene messo perché hai visto mai che se le cose le dici chiaramente invece che tutti sanno che le cose vanno così i lettori – pardon i clienti, manteniamo le distanze – potrebbero addirittura cominciare a pensare.
Vero?
* Individuate le zero piccole differenze tra le immagini proposte