lunedì 8 novembre 2010

I contemporanei – Pallida la tua pelle, rosso il tuo sguardo (Blafarde ta peau, rouge ton regard 2000) di Roland C. Wagner (1960-2012)


Della ricca messe di romanzi e racconti scritta da Roland Wagner in quasi un trentennio di carriera (wikipedia riporta il dato di una cinquantina dei primi e un centinaio dei secondi) in Italia non è giunto che un paio di romanzi pubblicati su Urania, una manciata di racconti pubblicati in appendice ai medesimi, e questo splendido racconto apparso nel 2004 sul n.43 della nuova serie di Robot. Poi più nulla.

A giudicare da questa suggestiva storia (leggibile in francese qui:  http://www.noosfere.fr/heberg/rcw/extraits/blafarde.htm) è un peccato, anche se la bibliografia sul sito dell’autore mostra anche una nutrita serie di opere con tutta evidenza parecchio alimentari.

Suggestivo è forse un aggettivo che suona banale, ma è anche un vocabolo che esprime con accuratezza le sensazioni che provoca la lettura del racconto dell’autore transalpino. Esso è genuinamente di fantascienza, ma questa sua caratteristica scolorisce rispetto appunto alla capacità di evocare suggestioni nella mente e nello spirito del lettore. E’ difficile scorrere alcune pagine della breve storia senza provare sentimenti contrastanti o brividi di turbamento. Senza provare malinconia e nostalgia irrazionali per qualcosa che il racconto narra come perduto e che inconsciamente forse sentiamo come sia facilmente smarribile anche da noi stessi. Senza sviluppare una profonda sim-patia con Sandra e con Regard, con i lupi e con gli agnelli.

Il tempo si è fermato. Fermato fino al livello del movimento degli elettroni. Come un’immota e definitiva entropia. Come se la morte stessa fosse morta:  À l'entrée d'un hameau, un adolescent rieur serre la main osseuse d'un squelette gisant à terre, vêtu d'une robe à fleurs. Je ne peux m'empêcher d'imaginer la jeune fille prisonnière, incapable de se dégager de l'étreinte de son amoureux, s'affolant, cherchant tout d'abord à écarter les doigts pétrifiés, voire à les briser, puis frappant, martelant la chair rigide, en pleurs, se débattant de longues heures avant de s'effondrer dans une position de total découragement, attendant la mort désormais inévitable...

Se riflettiamo sul fatto che probabilmente le costanti universali della fisica che regolano il nostro universo (e che sono esattamente quelle costanti che rendono la vita possibile per come è) non sono rimaste immutate nel tempo – e potrebbero non restarlo – l’ipotesi di Wagner, per quanto fantasiosa, assume coloriture abbastanza ansiogene. A questo tempo cristallizzatosi sono però sfuggite delle sacche dove il suo tessuto e con esso la vita è rimasto inalterato (anche se la povera ragazza ischeletrita della sequenza prima riportata non è riuscita a sottrarvisi completamente…). O meglio è rimasto, ma mutato. Circa un essere umano su trentamila sarebbe sopravvissuto al congelamento del tempo. Sparuti individui si aggirano dunque tra statue immote non più viventi e non disfatte dalla morte, a volte sorprese nel sonno e altre volte nel compiere un tuffo che non porteranno mai a compimento. Individui sparuti e affamati. Lupi e agnelli. Sandra è una lupa, smagrita, affamata, alla disperata ricerca di un agnello di cui cibarsi. L’evento che ha terminato pressoché ovunque il tempo ha comportato cambiamenti anche per gli individui e lo cose scampati ad esso. Un essere umano che abbia avuto la ventura di imbattersi in una delle pochissime derrate alimentari sfuggite alla fine del tempo cibandosene, non potrà in futuro che alimentarsi in tal modo. Al converso, se come Sandra il primo cibo dopo l’apocalisse temporale fosse stata la carne di un altro essere umano che ha eluso l’evento, qualunque altro cibo verrebbe poi rifiutato dal corpo. Agnelli i primi, lupi i secondi. Può sembrare brutale – è brutale – ma è anche più pulito di quanto non accada con le educate forme di cannibalismo che da millenni gli esseri umani praticano nei riguardi dei propri simili attraverso le innumerevoli forme di sfruttamento dell’altro, forme che in genere ci si premura di legalizzare fino a trasformare in criminali chi vi si ribella. I lupi uccidono per sopravvivere, gli uomini sanno farlo benissimo per comprarsi l’ultimo modello di Ferrari. E’ chiaro che l’esposizione del tabù nella sua forma più estrema e primitiva ci sconvolge molto di più: un uomo mangiato da un altro uomo è un orrore molto più grande di milioni di uomini privati della dignità, ridotti alla fame e falciati da essa e dalle malattie a seguito di una firma su un trattato commerciale. Giusto?

Ovviamente questi agnelli del racconto sono pur sempre umani, e certi lupi possono fare una fine molto brutta.

Sandra è divenuta una lupa quando uno dei due uomini ai quali si era unita alla disperata ricerca di qualcosa di commestibile subito dopo la fine del tempo, indebolito dalla fame era caduto dall’alto di una scala morendo. Sandra e il suo altro compagno, alla fame, se ne erano cibati. Poi l’altro compagno avrebbe assalito Sandra che sarebbe riuscita a spacciarlo prima di venire sopraffatta. La donna inizierà quindi il suo vagabondaggio alla continua ricerca di agnelli che le permettano di sopravvivere.

Regard la incontra all’inizio del racconto. Sandra è ridotta pelle e ossa, praticamente è già morta anche se la sua volontà le dà la forza per trascinarsi e lottare ancora. Regard è un fantasma. Una proiezione, come si vedrà in seguito. In un universo tanto sconvolto al livello più basicamente fisico anche una proiezione può sviluppare sentimenti a partire dalle sue memorie artificiali, restandone turbato e avvinto. Anche un osservatore, anche lo sguardo freddo di una scienza sopravvissuta alla morte dei suo agenti può farsi caldo, può scegliere di diventare attore del dramma. Può soffrire per le scelte che compie. Ma non può fare altro che decidere di partecipare; incidere sugli eventi è al di là delle sue facoltà. Quando l’ultima estensione della scienza umana fronteggia una situazione nella quale gli esseri umani sono regrediti allo stato più primitivo ed elementare della loro esistenza essa si trova priva degli strumenti per decidere. Non è per caso che Regard non ha mani reali per afferrare (né carne per sacrificarsi e nutrire la sua lupa). E’ perché le decisioni – e la speranza – tornano ai depositari primi: gli esseri umani. Ed è una tenue nota di speranza a chiudere il racconto, come potete leggere all’indirizzo più sopra linkato. Anche disceso al suo livello più ferino l’uomo può ribellarsi ai suoi istinti più rozzi e immediati. Pur che lo voglia.
 L'antologia dove fu originariamente pubblicato il racconto.

Mi sono forse dilungato troppo sugli elementi narrativi, pur interessanti e in grado di suscitare emozioni e riflessioni tutt’altro che banali. Ho trascurato però in tal modo le caratteristiche di maggior forza del racconto. L’andamento dolente e misurato della scrittura; la notevole abilità di Wagner nell’evocare scene di gran fascino e indurre così una vasta gamma di emozioni dalla più tenue nostalgia al pieno raccapriccio; l’incisività dei due personaggi, Regard e Sandra, così rapidamente schizzati ma dei quali ci fa intuire con nettezza di contorni l’anima profonda; la ricchezza simbolica compressa in poche pagine, quasi riassuntiva della storia umana, delle aspirazioni della nostra specie e delle sue potenzialità e dei suoi fallimenti e successi.

Un racconto più facile da leggere che da raccontare.

4 commenti:

Muasie ha detto...

Chissà se mi ricordo ancora un poco di francese...
Appena possibile provo a dedicarmici. ;-)

Vincenzo Oliva ha detto...

Ne sarai ricompensata :-). Non è però un francese dei più agevoli, il vocabolario è utilizzato fino in fondo.

V.

Dumarest ha detto...

Ho appena appreso della morte di Wagner, in un incidente d'auto.
Una notizia inaspettata, come tutte le morti, e dolorosa, un autore che aveva ancora tanto da dare.

Vincenzo Oliva ha detto...

Era ancora giovane, nel pieno della creatività... :-(