A parte un paio di racconti pubblicati dalle semicarbonare edizioni Perseo (oggi Elara), questa breve novella è tutto quanto finora apparso in Italia dello scrittore gallese Alastair Reynolds. Eppure Reynolds, che ha all'attivo parecchi romanzi e antologie di racconti, è ormai uno degli autori di punta della fantascienza britannica e internazionale in genere, considerato tra i più rigorosi e interessanti di coloro che hanno ridato slancio, e profondità, alla space-opera.
Glaciale si inscrive nell'universo narrativo del Revelation Space, nel quale Reynolds ha ambientato molte delle sue opere, e il cui primo ed eponimo romanzo è stato finalmente annunciato in pubblicazione su Urania nel corso di quest'anno. L'appartenenza a un ciclo (è la continuazione diretta di un'altra novella, inedita in Italia, Great Wall of Mars) non mi è comunque parsa di eccessivo ostacolo per la lettura, che funziona perfettamente anche come lettura a sé stante, pur se ovviamente resta qualche punto in sospeso.
L'impianto della novella è quello classico della space-opera, e più precisamente dell'avventura planetaria con al centro della vicenda un mistero da sciogliere. Come è nella space-opera moderna, il fiorire della quale è largamente dovuto agli autori britannici, lo sviluppo avventuroso si salda con, ed è ampliato e approfondito da, riflessioni e proiezioni dello sviluppo biologico, tecnologico e sociale dell'umanità. Glaciale non sfugge certo allo schema, tanto più appartenendo a una future history; Reynolds arricchisce ulteriormente la trama con una crime story che a un certo punto pare prendere il sopravvento, ma che è poi abile a ricondurre nel solco principale della storia, che non ne viene banalizzato o emarginato, ma finisce invece per vivacizzarsi il giusto.
Lo sfondo è quello di una guerra tra le due fazioni dell'umanità, i "normali" e gli "unitari", i Conjoiners, i quali stanno sviluppando una forma di rete neurale di comunicazioni interpersonali, una sorta di mente Borg in nuce, e di umanità che va sempre più verso l'integrazione macchina-uomo attraverso le nanotecnologie. Un gruppo di Unitari è fuggito dal Sistema Solare alla ricerca di un pianeta colonizzabile e approda su Diadem, un mondo che sta inoltrandosi in un'era glaciale e già raggiunto in passato dall'uomo, e precisamente da una spedizione americana. Qui, come detto, si trovano ad affrontare il classico mistero planetario, complicato da un più prosaico mistero criminale. I personaggi restano in certo qual modo defilati rispetto alla vicenda e ai suoi aspetti di intreccio, ma anche rispetto a quelli filosofici e cognitivi, che Reynolds è abile ad armonizzare con le necessità dell'azione. Ma almeno i due principali, Nevil Clavain e il superstite dell'antica spedizione americana su Diadem hanno una personalità più che abbozzata per le necessità del racconto. Dal loro interagire ha origine il dilemma finale della storia, che ripropone l'eterno conflitto/dicotomia tra giustizia e legge. Reynolds sa riproporlo con vigore e convinzione, prospettando in modo spassionato al lettore i termini della questione, e in certo modo non facendoli risolvere dalla risoluzione della vicenda. Sebbene in una maniera più dark e meno buonista (o meglio, meno ottimista), Reynolds pare ispirarsi alle migliori trame del genere dell'universo trekkiano, con occhio particolarmente attento al Voyager; e del resto pare attingere alcune sue caratteristiche dalla Sette di Nove del Voyager la figura di Felka, la cui mente deumanizzata in via sperimentale con la soppressione delle reti neurali deputate alle relazioni interpersonali va ricostruendosi (o pare farlo) con l'aiuto del superstite della prima colonizzazione di Diadem. Lo sviluppo ulteriore del personaggio avverrà nell'inedito in Italia Redemption Ark, ma la via è chiaramente tracciata. Al di là dell'avventura contingente, una solida e ben scritta trama di avventura planetaria, ciò che rende interessante la novella è il tarlo interiore di Nevil Clavain, umano "normale" che ha disertato per unirsi ai Conjoiners (forse per l'affetto che ha nei riguardi di Felka, e di Galiana, la fondatrice degli "unitari"). Clavain è ancora interiormente recalcitrante rispetto all'idea di una coscienza unitaria verso la quale si sta muovendo il gruppo, ed è con grande difficoltà che riesce a barcamenarsi tra le varie istanze della sua coscienza. Nel finale pare avanzare con più chiarezza verso l'accettazione del nuovo modello di umanità profondamente interconnessa; eppure sembra di vederlo fare un passo in avanti e subito tre quarti all'indietro. Interconnessione delle menti a parte, l'umanità del futuro non sfuggirà alle necessità di un'intima connessione con le nanotecnologie, e a uno sviluppo poderoso delle scienze biologiche che muterà i suoi schemi di pensiero e modelli cognitivi e percettivi: è forse questa consapevolezza, quantunque non accettata con il cuore ma solo con la ragione, a spingere Clavain in tale direzione.
Glaciale è stata pubblicato nel Millemondi Urania n.40 del luglio 2005, che presentava l'antologia dei migliori racconti e novelle del 2001 curata da David Hartwell.
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