Un vecchio detto afferma più o meno che è meglio non desiderare troppo qualcosa: potrebbe avverarsi. Nel mondo descritto da Mårtensson si è avverato uno dei sogni più antichi e carichi di simbologie dell'uomo. No, non l'immortalità; piuttosto un suo parente stretto. Il XXI secolo di Mårtensson vive all'insegna dell'R14, un non meglio specificato fattore di copertura genetica completa della fisiologia umana che ha inverato il vecchio idolo alchemico della Panacea. Non ci si ammala più, neppure i morbi più terribili impensieriscono gli esseri umani, essere infettati da un virus potentissimo significa un lavoro di un'oretta per il supersistema immunitario all'R14; le peggiori malattie degenerative non fanno neppure in tempo ad iniziare la propria azione sulle cellule e sugli organi del corpo. Niente più dolore, niente più ansie per la salute, un'aspettativa di vita che oltrepassa largamente i due secoli, giusto perché le funzioni neurocerebrali e cardiache alla fine cedono per l'usura, come ogni meccanismo organico e inorganico su questa terra.
Un disastro, insomma.
Non per la sovrappopolazione, per quello è ipotizzabile che basti organizzarsi, anche se Mårtensson non dice nulla in proposito. Il fatto è che la malattia riveste (anzi rivestiva...) un suo ruolo sociale. Molto importante, come scoprono i poveri esseri umani, sanissimi più di qualsiasi pesce della storia e a cui viene a mancare un fondamentale lubrificante dei rapporti sociali. Non le malattie gravi, è chiaro, nessuno le rimpiange davvero; ma quei raffreddori che permettevano di riposarsi per qualche giorno, quelle emicranie strategiche che permettevano di declinare un invito o un impegno sgraditi: cose del genere vengono a mancare all'umanità, che privata di tante e ottime scuse, del più importante fattore di autocompiangimento, della migliore valvola di sfogo nelle relazioni personali, entra in depressione. Gli uomini scoppiano di salute, e per questo si suicidano a ritmi prima sconosciuti. Privati della funzione psicologica del dolore, taluni si trovano a esplorare le vie improbabili del masochismo. E via discorrendo, similmente. Ma sono palliativi.
Detta così pare un racconto umoristico, ma seppure un contenuto satirico e umoristico tout court sia innegabile, esso non esaurisce gli aspetti della storia. Veterano della fantascienza svedese, Mårtensson è un filosofo della scienza e studioso di problemi cognitivi, interessi che si riverberano tra le righe del racconto, sottotraccia, fornendo en passant un piccolo saggio di psicologia sociale che arricchisce e completa la riflessione satirica.
Oppressa dalla sua salute di ferro, l'umanità è costretta a rimettere in moto l'industria farmaceutica; perché inventi delle malattie. E così, quando ce n'è bisogno, ci si bombarda per giorni e giorni di poderosi agenti patogeni che infine provochino un raffreddore che regga una giornata intera. Se un medico ritiene che se ne abbia bisogno, si può ottenere una ricetta che permetta l'acquisto di una malattia ancora più formidabile, e restare fuori gioco più a lungo. Tanto, la vita non la si rischia. Naturalmente il traffico e lo spaccio di malattie gravi, così come il loro consumo non autorizzato, è un crimine punito con la massima severità: ammalarsi per gioco non è lecito, è gravemente antisociale. E può portare assuefazione. Le aziende farmaceutiche sopravvissute al primo, euforico periodo dell'R14 hanno dunque rialzato il capo, e si combattono senza esclusione di colpi per fornire agli uomini la dose necessaria di patologie sempre nuove e raffinate. Ma come dicevo, la cosa peggiore che ci possa capitare è di vedere esauditi i nostri desideri fino in fondo; e se non è bastata la prima volta...
Jason Schytte, il protagonista del racconto, lavora per una di queste nuove grandi industrie del farmaco; è un creativo pubblicitario, inventore di fortunate campagne per lanciare sul mercato gli acciacchi più competitivi. O meglio lavorava, visto che viene licenziato perché la sua vena creativa pare imbolsita. L'evento innesca un corso di azioni nel quadro della situazione descritta. Con buon mestiere, Mårtensson innesta sulle sue riflessioni sociali e psicologiche temi da spy-story e da classico plot di fantascienza medica, con minacce biologiche, l'incombente figura nell'ombra del mad doctor, e lo spettro della catastrofe. Un pepe che non solo non disturba la ricetta, ma le fornisce il giusto movimento facendo convergere il racconto sui temi avventurosi classici della fantascienza senza perdere nulla degli aspetti più speculativi analizzati nella storia, e rendendo, alla conclusione, limpido il titolo del racconto.
Di Mårtensson è prevedibilmente arrivato pochissimo altro in Italia.
Mixomatosi Forte ha goduto comunque di tre pubblicazioni, con merito. La prima è avvenuta sulla
Antologia internazionale di fantascienza edita dalla Nord nella collana Argento, traduzione del
The Penguin world / omnibus of science fiction, che riuniva racconti di autori di ventisei diverse nazioni aderenti alla World SF, una organizzazione di autori e appassionati di fantascienza a larghissima diffusione.
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