Come reagireste se, osservando dalla finestra un placido tramonto primaverile, vedeste una immensa mano spegnere il Sole?
La
short short story ha una lunga, onoratissima tradizione in ambito fantascientifico, e un maestro riconosciuto in Fredric Brown; ma la lezione browniana del capovolgimento di prospettiva non è ovviamente la sola alternativa. Le carte possono essere chiare in tavola sin da subito, come in questa minuscola gemma narrativa di Fast. Ciò che rende memorabile questa miniatura letteraria è il tono che Fast imprime al racconto, lo stile di cui fa uso per ottenere un effetto di perfetto straniamento surreale. E lo straniamento è una delle vie maestre del fantastico, come della sf. Seppure è obiettivamente arduo rubricare il racconto sotto il nome di fantascienza in base al suo incipit, il registro realistico, perfino naturalistico adottato da Fast nel prosieguo appartiene alla migliore sf, quella in grado di coniugare l'ipotesi, l'estrapolazione nelle premesse, con il rigore della logica nelle conseguenze.
E pluf, Al Collins vede pollice e indice di una mano titanica spegnere la nostra stella. A dio si allude pudicamente, ciascuno immagini a proprio piacimento. Da questa intrusione improvvisa dell'inaspettato nella vita di un agiato
middle-class man di una classica realtà americana di campagna, Fast parte per fare in tre paginette scarse un ritratto geniale del suo protagonista, narrandone con distaccata eleganza l'olimpica impassibilità con la quale egli registra e reagisce all'evento, con la quale, parlando del più e del meno, discorre amabilmente della cosa con altri, che non avendo assistito al fatto non gli credono. L'apatica flemma con la quale cerca di rammentarsi gli effetti della scomparsa del Sole per la vita sulla Terra e il tempo che può restare all'umanità. Il supremo distacco con il quale, raggiungendo la moglie a letto al termine della giornata, aggiunge un plaid, distendendosi poi accanto al corpo tiepido di lei.
Understatement? Umorismo yiddish trapiantato in terra americana? Poco importa, si tratta di un piccolo capolavoro. Piccolo per dimensioni. Forse, per un purista, non di fantascienza ortodossa, ma per chi ama l'ibridazione dei generi (con manzoniano
juicio), tranquillamente accoglibile come sf.
L'Howard Fast del racconto è proprio il celebre autore del romanzo
Spartacus, dal quale fu tratto il film con Kirk Douglas diretto da Stanley Kubrick. Autore di innumerevoli romanzi mainstream di successo negli Stati Uniti, è forse meno noto (in Italia) come autore di un discreto quantitativo di racconti di fantascienza.
Il racconto è apparso in Italia nel 1974, sul fascicolo n.649 di Urania,
La mano, che accoglieva la traduzione dell'antologia personale di Fast
A touch of Infinity uscita l'anno prima negli USA.
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